La formazione e la certificazione degli amministratori di condominio possono, oggi, rappresentare un’occasione per qualificare finalmente una professione che per troppo tempo è stata deregolamentata, con il risultato che non sempre il livello di competenza che si incontra nello scenario delle amministrazioni immobiliari è adeguato.
Negli ultimi anni questa professione è diventata oggetto di nuovo interesse grazie al complesso normativo composto dalla legge 220/12, dal D. Lgs. 4/13, dalla legge 13/13 e dal Dm 140/14, ma la pur importante e necessaria riforma non ha comunque creato uno sbarramento tra coloro che hanno titoli e competenze per svolgere correttamente la professione di amministratore condominiale e coloro che non li hanno.
Di recente però è stata introdotta la certificazione volontaria dell’amministratore di condominio secondo la norma Uni 10801:1998, nella quale sono riportati i requisiti specifici per l’esercizio della professione. Sta prendendo infatti piede la convinzione che la certificazione dia un riconoscimento alla professione, in quanto consente a un amministratore preparato di avere non un’attestazione “autoreferenziale” (come il curriculum vitae), ma una certificazione di parte terza che oltretutto verifica che le competenze vengano mantenute nel tempo. Tutto ciò rappresenta un’effettiva garanzia per l’utente finale condomino e al tempo stesso permette al professionista di distinguersi sul mercato.