Da un indagine condotta nel 2013 dal centro di ricerca del Cresme per conto di Fivra (l’associazione italiana dei principali produttori di materiali isolanti in lana di roccia e lana di vetro), già risultava che il 23% degli italiani considera l’inquinamento acustico il problema ambientale principale che peggiora la qualità della vita in ambito urbano. Il 70% del campione di cittadini (400 famiglie italiane) ha dichiarato di essere infastidito dai rumori diurni e il 45% da quelli notturni. Tra i rumori più fastidiosi sono stati segnalati quelli di moto, auto, animali e vicini di casa.
Ma come si fa a difendersi dal rumore all’interno delle abitazioni?
Da un lato la legislazione si sta – forse – finalmente muovendo per un riordino della materia, auspicato da anni.
Dall’altro committenti e tecnici devono essere in grado di offrire edifici progettati e realizzati con tecnologie e materiali idonei a soddisfare questa esigenza. Infatti non solo è opportuno fin dalle prime fasi valutare la qualità acustica del progetto, ma anche verificare e accertare la conformità di quanto progettato con la realizzazione, tramite un’attenta ispezione in cantiere nelle fasi di costruzione ritenute critiche, ricorrendo anche a “collaudi acustici”, attraverso misurazioni sperimentali, per verificare le prestazioni raggiunte.
E sui condomini esistenti cosa si può fare? In questi casi è risaputo che le soluzioni attuabili sono più complesse tecnicamente da individuare e non sempre parimenti efficaci rispetto ad una attenta progettazione di base, ma non di meno è possibile fare qualcosa. Si parla in questi casi di “opere di mitigazione”, in quanto lo scopo è minimizzare il disturbo da rumore e migliorare, per quanto possibile, la qualità degli ambienti in cui viviamo.